La famiglia Savage

la_famiglia_savage

la_famiglia_savageI fratelli John (Philip Seymour Hoffman) e Wendy (Laura Linney) Savage sono molto diversi tra loro: lui è freddo e controllato, salvo, poi, mettersi a piangere quando nessuno l’osserva, lei è simpaticamente svitata e casinista. Entrambi, rispettivamente a 42 e 39 anni, portano ancora i segni di un padre violento e di una madre depressa che li ha abbandonati. Ciò nonostante, si sforzano di condurre vite più o meno”normali”: John insegna all’Università e sta scrivendo un libro su Brecht, Wendy è autrice di commedie che nessuno vuole leggere e sopravvive con lavoretti precari.
Improvvisamente, il passato torna a materializzarsi: l’anziano genitore, rimasto senza compagna, comincia a dare segni di demenza, costringendo i due figli a ritrovarsi per decidere come gestire l’imprevista e difficile situazione. Anche di fronte alla malattia e al dolore, i fratelli Savage si comportano in maniera opposta: lei si sente in colpa e cerca di proteggere il padre, lui si difende dalla realtà, mascherandola con le parole (“è un allarme, non una crisi”).

A dispetto della pesantezza dei temi trattati, la regista e sceneggiatrice Tamara Jenkins realizza un’opera dalla grazia speciale, frutto della convincente recitazione degli attori, ma, soprattutto, di una perfetta alchimia tra descrizione partecipata della realtà e irriverente humour nero.
L’autrice non edulcora l’evidenza delle cose ma la supera con la forza anarchica del riso: viene in mente, guardando questo film, il famoso aneddoto narrato da Freud sul condannato a morte che, condotto al patibolo di lunedì, esclama: “Comincia bene la settimana!”.
I fratelli Savage non si limitano, però, a contrastare la realtà con l’ironia: il loro è un vero e proprio percorso di formazione. Se all’inizio del film, li vediamo avvicinarsi ad una crisi di mezza età senza essere mai realmente cresciuti, alla fine, comprendiamo che, dopo la malattia e la morte del padre, qualcosa è cambiato. John è pronto a partire per raggiungere, almeno temporaneamente, la donna che ama e Wendy si misura con la messa in scena della commedia autobiografica “Svegliatemi quando è finita!”(riferito all’infanzia). Forse, è davvero così, forse, i due fratelli sono davvero cresciuti.


di Mariella Cruciani
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