La donna di Gilles

donnagillesimg1

donnagillesimg1Elisa ama così tanto Gilles da sopportare qualsiasi cosa. Scopre che suo marito e sua sorella Victorine se la intendono e lei non si ribella, raccoglie le confidenze del marito, accetta persino di seguire Victorine per conto di Gilles. Soffre, stringe i denti e spera che la bufera passi. Forse succederà così, ma per Elisa non ci sarà il lieto fine.
Passa praticamente tutto attraverso lo sguardo di Elisa – la bravissima Emmanuelle Devos – il film di Frédéric Fonteyne La donna di Gilles, tratto dal bel romanzo di Madeline Bourdouxhe (pubblicato in Italia da Adelphi). La storia, ambientata nel Belgio degli anni Trenta, a suo tempo è stata proposta come vicina alle tematiche del femminismo (Simone de Beauvoir elogiò il romanzo); ma sarebbe invece riduttivo considerarla in un’ottica prettamente storica o sociologica. Elisa è sì, la donna d’altri tempi che si identifica completamente nel suo ruolo di “moglie di”; ma è anche altro, una creatura misteriosa che è innanzitutto vittima di un vero amour fou coniugale, caso in fondo piuttosto raro in cinema o letteratura. Elisa, sposa e madre esemplare, ama in realtà il marito molto più dei suoi figli, vive solo per lui, ha un’attenzione morbosa anche per la relazione extraconiugale di Gilles. E infatti non riesce a sopravvivere quando qualcosa in questo amore si spezza, anche se in apparenza la vita è tornata alla normalità.

Il film di Fonteyne riesce a rendere molto bene questa dimensione e costituisce un buon adattamento del romanzo. Il regista belga, già autore dell’ottimo Una relazione privata, realizza un’opera intensa e formalmente impeccabile in cui ogni inquadratura ha un preciso e potente significato, con pochi dialoghi, un ritmo lento, una scenografia efficace nel rendere la dimensione quotidiana, fra piccola borghesia e classe operaia, in cui vivono i protagonisti. Nuoce però al film una certa rarefazione, un’esagerata cura formale (gli evidenti riferimenti pittorici alla grande pittura fiamminga), un’atmosfera estenuata che finisce però per far perdere un po’ di vita e passione alla vicenda. Emmanuelle Devos regge il film con il suo sguardo, Clovis Cornillac è un coprotagonista adeguato, Laura Smet (figlia di Nathalie Baye, che era la protagonista di Una relazione privata) è una convincente femme fatale.


di Anna Parodi
Condividi

di Anna Parodi
Condividi