Bread & Roses

Bread and roses

Bread and rosesKen Loach sbarca in America. Per raccontare, con il rigore che da sempre lo contraddistingue, un fatto sociale attraverso una vicenda umana.
Nel mirino loachiano questa volta il melting pot di un’impresa di pulizia: immigrati sottopagati e senza diritti. La storia, come racconta lo sceneggiatore Paul Laverty (lo stesso di Terra e libertà e de La canzone di Carla), è nata alla fermata di un autobus alle due e mezza del mattino: l’ora in cui un esercito di addetti alle pulizie faceva ritorno a casa. Erano perlopiù donne, del Messico, dell’Honduras, del Nicaragua, e lavoravano per banchieri, assicuratori, avvocati in alcuni dei più prestigiosi uffici di Los Angeles.

Il passo successivo fu il movimento “Justice for Janitors”, (in America gli addetti alle pulizie vengono chiamati Janitors) che, alla fine del’94, coinvolse migliaia di lavoratori in una vera e propria campagna contro i ricchi proprietari dei grattacieli della “città degli angeli” al grido di “non solo pane ma anche rose” (slogan coniato nel 1912 dagli operai del Massachussets).
Più soldi, quindi, e più rispetto. Loach ci introduce nell’universo clandestino degli immigrati latino-americani attraverso il viaggio di Maya (Pilar Padilla), una ragazza messicana che varca illegalmente il confine e raggiunge a Los Angeles la sorella Rosa (la brava Elpidia Carillo). Che a sua volta lavora in un’impresa di pulizia. Il trait d’union con il sindacato è rappresentato da Sam, giovane attivista di cui Maya finisce per innamorarsi. Costi quel che costi.

Ancora una volta il regista britannico narra il dramma sociale delle persone che non hanno “valore” e ancora una volta riesce a fare di un volto conosciuto ma non famoso, quello di Adrien Brody, un indimenticabile protagonista.


di Marina Sanna
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