An Education

La vita della sedicenne Jenny scorre tranquilla, e anche un po’ monotona, nel grazioso e ordinato sobborgo londinese di Twickenham. Siamo all’inizio degli anni sessanta eppure le atmosfere bollenti del ’68 appaiono lontanissime, e la ragazza è una studentessa modello stretta nella sua divisa grigia, linda ed elegante, che spera di essere ammessa ad Oxford e ascolta musica francese chiusa nella sua cameretta. L’incontro casuale col trentenne David però le farà intravedere una strada diversa, la possibilità di una vita che lei, fino a quel momento, si era concessa a stento di sognare: concerti e aste d’arte, serate nei jazz club e perfino una vacanza a Parigi, che nell’immaginario di lei è la città degli esistenzialisti, un irresistibile condensato di romanticismo e libertà. Da una parte la fatica quotidiana dello studio e la prospettiva impegnativa e gravosa dell’università, dall’altra la vita facile ed effimera, ma divertente, che le propone David: Jenny si lascia allettare dalle proposte di lui, ben disposta a chiudere un occhio su certe sue mancanze che, all’inizio, le sembrano irrilevanti. Se infatti David è pronto ad offrirle rispetto e cortesia, appare presto chiaro però che il suo stile di vita non è del tutto irreprensibile, e che il modo in cui si procura i soldi per pagare serate chic e piacevoli vacanze non è propriamente onesto. Ma Jenny lascia correre. I genitori della ragazza, piuttosto severi e all’antica, sorprendentemente – al pari di lei – si lasciano lusingare e incantare da questo sconosciuto seduttore, che carpisce la loro fiducia a suon di sorrisi e bugie apparentemente innocenti. Solo in seguito Jenny si accorgerà, con amaro stupore, di essere stata ingannata da David.

          Se quello della ragazza ingenua e del seduttore pericoloso è una sorta di topos narrativo, bisogna dire però che An education riesce abilmente a sfuggire ai cliché e a presentare dei personaggi veri, non stereotipati in un ruolo prefissato. Jenny ha delle debolezze e David delle colpe, ma né l’uno né l’altra vengono mai appiattiti in una spicciola dinamica vittima/carnefice: merito anche di una sceneggiatura fresca e frizzante, firmata dallo scrittore Nick Hornby, che fa di una storia potenzialmente melodrammatica un racconto agile, leggero, brioso. Ben recitato – non solo dai due protagonisti Carey Mulligan e Peter Sarsgaard – e arricchito da un’attenzione particolare alla ricostruzione degli ambienti e dell’epoca, An education è un film che, senza retorica, silenziosamente chiama in causa anche temi importanti: il fatto che la protagonista si trovi in pratica a dover scegliere tra l’essere laureata e l’essere moglie (come se una cosa potesse o dovesse escludere l’altra) innesca un discorso complesso sulla posizione della donna in un momento sociale di grandi cambiamenti.

Carey Mulligan, gli occhi curiosi e le fossette sulle guance, è perfetta nel ruolo di questa giovane ragazza che vorrebbe crescere in fretta e bruciare le tappe, troppo affascinata e rapita dal presente per rendersi conto di ciò che rischia di perdere nell’immediato – e non solo – futuro. Nel raccontare la sua storia la regista danese Lone Scherfig ha un tocco lieve e uno sguardo acuto, che le permettono di orchestrare un film vivace, curato nei dettagli e mai pretenzioso.


di Arianna Pagliara
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