Siena Short International Film Festival – 2006

Piazza del Campo ha tutto lo spazio che vuoi, a ben vedere: uno spazio a 360 gradi che t’accoglie in piena estate come in questa tiepida metà di novembre, gambe incrociate e naso puntato verso il Sole, durante i giorni del Siena Short International Film Festival 2006, qui ed ora, dal 17 al 25 novembre, 11ma edizione d’un menu cineghiottissimo. In Piazza del Campo, ti puoi sedere ovunque a guardare all’insù l’azzurro-e-argento di cieli e nuvole, oppure luci e ombre proiettate all’ingiù sopra il marrone-quasi-arancio di Palazzo Comunale e della Torre del Mangia. Al Siena Short International Film Festival, parallelamente, puoi seguire il caleidoscopio di più di 60 film all’interno dell’International Competition, e di altrettanti film all’interno della National Competition, per poi rimbalzare con le pupille sulle decine e decine di film nella curatissima retrospettiva sulla Cinematografia “in shorts” della Slovenia, oppure del Quebec, oppure dell’Iran. Da 60, i film diventano 600, programma alla mano. In più, se ancora non bastasse, puoi riposare gli occhi ed aprire le orecchie al meeting sul “Ruolo della donna nella cultura e nel cinema africano”, seguono altre proiezioni di titoli rarissimi ed auspicabili dibattiti. Non sei sazio? Puoi allora scartare il meeting e scegliere la sezione inti-tolata “A Corto d’Africa – Retrospettiva Cinematografia del Mali”, e via visionando fra una sala e l’altra, fiotti di pubblico fuori e dentro Palazzo Patrizi e per le vie del centrocittà di Siena, e soprattutto rigorosamente in Corto-circuito. E come degna conclusione d’ogni grande abbuffata quotidiana, come d’abitudine qui al Siena Short International Film Festival, ti si squadernano di fronte gli inviti per le cinefeste delle cosiddette “nottate-in-corto” per far le ore piccole, ci correggiamo: le ore corte. Una cine-Piazza-del-Campo così, con tutto lo spazio che vuoi, a 360 gradi sulla cinematografia internazionale che t’accoglie con il naso puntato all’insù, dove la ritrovi mai, se non a Siena?

Proviamo a spiegarci, facciamo un esempio. Si prenda un cortometraggio squisitamente TimBurto-niano come Tragic History with Happy Ending (Història Tràgica Com Final Feliz, Portogallo 2006, regia di Regina Pessoa, autrice che in un pugno di minuti condensa la tensione verso la libertà e perfino la tipica saudade che serpeggia fra gli autori della Storia del Cinema Portoghese, da De Oliveira a Monteiro). Una piccola felice opera, la sua, assolutamente degna delle migliori edizioni del Festival d’Animazione di Annecy. Che peccato, però… Peccato che senza volare fino in Portogallo e andar su su, al primo piano della Cinemateca Portoghese in quel di Lisboa, nell’eccellente sala audio-e-video-e-studio pensata e realizzata per i più appassionati fra gli studiosi e i cinefili locali-e-non – la vedi?, è proprio là, vai avanti, schivi la strabi-liante pila di “pizze” colorate che troneggia nella sala d’ingresso della Cinemateca Portoghese, poi vai su e ti arrampichi per la scala a chiocciola a fianco del manifesto di Accattone del nostro Pier Paolo Pasolini (a de-stra) e dell’affiche pubblicitaria dell’ultimo festival “IndieLisboa2006” dedicato al genio austriaco di Michael Glaggower (a sinistra), ed eccoti, sei finalmente arrivato nella sala audio-e-video-e-studio in cui puoi scoprire (o riscoprire) tutto il cinema portoghese che vuoi, il cinema che magari hai sempre voluto vedere e non hai mai osato chiedere… Peccato che senza volare e arrampicarti fin lì, scrivevamo, un cortometraggio così, come Història Tràgica Com Final Feliz di Regina Pessoa, dove lo ritrovi mai, se non a Siena?

O forse, chissà, potresti chiedere informazioni ai creativi della Folimage nei pressi di Lyon, o andarli direttamente a trovare oltralpe chiedendo a loro di quella tal Regina Pessoa di cui hai sentito parlare, viag-giando fino a quella loro buffa casa-factory in mattoncini bianchi in mezzo ad un campo verde nonché in mezzo ad un’infinita gamma di pastelli e plastilina e chine e Macintosh pronti a digitalizzare ogni loro sogno, segno o disegno: una piccola-grande casa produttrice di cartoons, la Folimage, che ha lavorato segretamen-te per l’Italia (suo era il video didattico L’albero della vita, distribuito al pubblico italiano con l’etichetta NON di cartoon bensì di serioso-corso-di-educazione-sessuale, addirittura, ma pensa un po’ che strano, funzionava molto meglio come semplice cartoon… in allegato ai quotidiani più diffusi, avvolto nel cellophane e nel nastro delle videocassette), casa-factory che lavora in segreta combutta, come spesso i produttori di cartoons san-no fare, con il più noto ed austero Institut Lumière, nel centro di Lyon. E quei creativi della Folimage, proprio adesso, anno 2006, con una partnership Francia-Portogallo-Canada, hanno aiutato Regina Pessoa a realiz-zare economicamente e tecnicamente la sua piccola idea, a far in modo che una sua amabile intuizione ini-ziasse ad animarsi. Una bizzarra storia produttiva così, dove lo ritrovi mai, se non a Siena?

Nel suddetto short animated movie, i primi fotogrammi di Història Tràgica Com Final Feliz i-niziano a scorrere su schermo, ecco una ragazza semplice-semplice in black&white che sogna una realtà diversa, lungo i viali percorsi in bicicletta ed in pennino di china nera, lungo i viali della sua nient’-affatto-semplice vita. Il batticuore della sua infelicità, addirittura, fa sobbalzare la sveglia sul comodino, fa svegliare i vicini, fa abbaiare i cani del quartiere. Nuvole, lampi, vento fra i capelli, pioggia fra i raggi della sua due-ruote, una finestra come unico sfogo alla quale affacciarsi per osservare sconsolata il Cinema della Vita Al-trui: il negozio di fronte, la signora che passa di fronte, il cane che russa di fronte, sognando e ancora so-gnando. Finché – sempre di fronte, e con che semplicissimo piacere visivo! – la finestra all’improvviso si a-pre, due ali si dispiegano allegramente sulla sua schiena, ed è solo più l’ombra della sua raggiunta libertà a stagliarsi nerissima sul bianco di quel negozio là, quella signora lì, quel cane raggomitolato su di sé. Una vi-sione tanto allegra quanto libera / liberante. Un inno alla libertà da proporre fruttuosamente, con soddisfazio-ne ludica da celare dietro ad un’espressione professorale da rigidi pedagoghi, magari ad un piccolo pubblico seduto dietro ai banchi d’una scuola elementare o media inferiore o superiore o universitaria (previa lettura obbligatoria di A. BERGALA, L’hypothèse cinéma: petit traité de transmission du cinéma à l’école, Editions de l’Etoile, Paris 2000), così come da regalare all’amico che vai a trovare a casa perché si sente un po’ tri-ste, 7 minuti e 46 secondi di proiezione e l’umore tenderà a tornare su. Una cineidea vecchia come il mondo e al tempo stesso preziosa e inedita così, dove la ritrovi mai, se non a Siena?

Et voilà. Le distanze si sono accorciate, e ci spieghiamo subito. Qui ed ora, al Siena Short Interna-tional Filmfest 2006, grazie all’immenso certosino lavoro di selezione dei corti-in-concorso-e-fuori-concorso effettuato contattando mezzo mondo dai direttori del Festival Piero Clementi e Barbara Bialkowsa, lo spazio che ti separa dalla sala-video di Lisbona, o dalla casa-di-creativi proprio fuori Lione, o dai cinedesideri ora finalmente animati di Regina Pessoa (normalmente introvabili nei circuiti di videonoleggio, di videoprogram-mazione televisiva, per non parlare delle sale cinematografiche, vogliamo fare la prova e scommettere?), la distanza di cui si parlava dispiega le sue ali e si libera, si fa splendidamente corta. La finestra di fronte si a-pre, durante il Festival, e s’allarga a 360 gradi per le cinematografie d’ogni Paese. La Terra è corta, straordi-nariamente corta, così sembra. O molto meglio, molto semplicemente: la Terra si fa Corto. Un prodigio così, dove lo ritrovi mai, se non a Siena?


di Gabriele Barrera
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