45a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema

pesaro_2009-logo

pesaro_2009-logo23° Evento Speciale: Alberto Lattuada. Il 23° Evento Speciale dedicato al cinema italiano, organizzato con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, a cura di Adriano Aprà, sarà dedicato ad Alberto Lattuada la cui filmografia conta, in quasi un cinquantennio di attività, 33 lungometraggi per il cinema e importanti incursioni televisive. Accanto a successi come Il bandito (1946), Anna (1951), La spiaggia (1954), Mafioso (1962) o Venga a prendere il caffè… da noi (1970), ci sono gli insuccessi di opere personali come Luci del varietà (1950), Il cappotto (1952) o La steppa (1962), che il tempo ha comunque saputo risarcire. Lattuada ha saputo sfidare la censura del tempo affrontando, e anticipando, temi inediti per il nostro cinema, ai quali ha saputo dare una forma sapiente che ne fa un maestro di mise en scène.
A corollario una tavola rotonda di studio, un libro monografico (Marsilio) e un ricco volume fotografico con le schede di tutti i film di Lattuada (edito insieme alla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia). Per tale evento la Cineteca Nazionale ristamperà alcuni dei più significativi film del maestro lombardo: Il mulino del Po (1949), La lupa (1953), La tempesta (1958) e La mandragola (1965), mentre il capolavoro Il cappotto (1952) sarà presentato nella versione restaurata a cura di Fondazione Philip Morris e Museo del Cinema di Torino. Per gli altri film saranno utilizzate le pellicole conservate presso l’archivio della Cineteca Nazionale. Saranno poi presentate le rarissime immagini delle esercitazioni per gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia tenute da Lattuada nell’anno accademico 1948-49.
Per la manifestazione pesarese il Centro Sperimentale di Cinematografia -Cineteca Nazionale ha realizzato inoltre il catalogo L’inganno più dolce. Il cinema di Alberto Lattuada, a cura di Silvia Tarquini. Oltre ai testi introduttivi di Sergio Toffetti, Conservatore della Cineteca Nazionale, e della curatrice, il volume comprende interviste a Carla Del Poggio, Carlo Lizzani, Aldo Buzzi, Lamberto Caimi, Virna Lisi, Catherine Spaak, Milena Vukotic, una lunga conversazione, parzialmente inedita, con Lattuada a cura di Gianni Volpi, un saggio di Simone Starace sulle vicende censorie dei film del regista milanese e una ricca filmografia ragionata. Il volume è corredato da un ampio apparato iconografico con foto di scena e di set, provenienti dall’archivio fotografico della Cineteca Nazionale.

Nuovo Cinema Israeliano. La Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, in collaborazione con l’Israel Film Fund, dedicherà la sua ampia retrospettiva al cinema israeliano “di tendenza” del nuovo millennio, caratterizzato da un alto indice di indipendenza culturale e creativa e da uno spirito critico legato alle questioni socio-politiche del paese. Il nome di Israele tende a evocare lutti storici e guerre, la tragica questione della Shoah, l’altrettanto drammatica questione palestinese, in una striscia di terra, la Palestina, che in più di sessanta anni non ha mai trovato una giusta quanto indispensabile pace tra due popoli perennemente in lotta. Il cinema israeliano è stato sinora in Italia una sorta di sotterraneo tabù, un non detto di cui era tempo che finalmente si cominciasse a parlare. Sino a non molti anni fa, anche per gli addetti ai lavori, la cinematografia d’Israele si identificava solo e unicamente con la figura leader di Amos Gitai, regista di punta di un cinema che però già a partire dagli anni Sessanta aveva iniziato a mostrare alcuni interessanti segnali di evoluzione. È comunque soprattutto dall’inizio del nuovo Millennio e in particolare dal 2004 che i nuovi filmmaker israeliani hanno iniziato a farsi conoscere in maniera più articolata e approfondita nell’ambito delle più qualificate manifestazioni internazionali, divenendo artefici di un dibattito politico-culturale e di un confronto di idee, il cui fulcro resta sostanzialmente il problema geopolitico in Medio Oriente e più in specifico la questione palestinese con tutti i suoi problemi. Curato insieme a due specialisti, i critici Ariel Schweitzer e Maurizio G. De Bonis, il programma israeliano in cartellone alla 45° Mostra – sino ad oggi la retrospettiva più esaustiva proposta nel nostro paese – si compone di circa venti programmi tra lungometraggi di finzione, documentari, documentazioni storiche (ad esempio la recentissima, monumentale Storia del cinema israeliano del francese Raphaël Nadjari, a cui tra l’altro dedichiamo un focus riguardante la sua produzione in Israele) o ancora opere di più piccolo formato, nella quasi totalità dei casi inedite in Italia.
Insieme a un volume monografico (Marsilio) e a una tavola rotonda, esse ci aiutano a fornire nuove e stimolanti chiavi di letture per tentare di avvicinarsi ai macroscopici problemi del Medio Oriente in maniera più consapevole e meno aprioristica. Si tratta quindi di un’occasione da non perdere che restituisce al cinema il suo prioritario ruolo di privilegiata finestra sul mondo presente.
Parallelamente alla selezione dei film, si è pensato di proporre anche un’ampia selezione dedicata alla videoarte, settore di punta della produzione audiovisiva, sempre presente nelle più importanti biennali d’arte contemporanea internazionali. Anche se preminente, non è tutto solo politica nel cinema israeliano contemporaneo dove l’elaborazione stilistica, come cerchiamo di mostrare attraverso al nostra selezione, non privilegia unicamente un approccio realistico ai temi scelti. Perciò in diversi film del giovane cinema israeliano troviamo elaborazioni e metafore poetiche o approcci di genere, elementi di commedia e di grottesco che ne dimostrano la maturità. Una tavola rotonda e un libro di documentazione completeranno la retrospettiva.
Gli autori presenti nella retrospettiva: Raphael Nadjari, Joseph Cedar, Nir Bergman, Ran Tal, Yoav Shamir, Michale Boganim, Ran Slavin, Maya Zack, Dalia Hager e Vidi Bilu, Danny Lerner, Roee Rosen, Dover Kosashvili, Dan Geva, Joseph Pitchhadze, Keren Yedaya, Hadar Friedlich, Ronit e Shomi Elkabetz.
I videoartisti: Yael Bartana, Guy Ben-Ner, Doron Solomons, Boaz Arad e Miki Kratsman, Ayelet Ben Porat, Dana Levy, Yossi Atia e Itamar Rose, Avi Mograbi.

Omaggio a Paolo Gioli. L’attenzione per il cinema italiano proseguirà in questa edizione con la proiezione di tutti i film inediti di Paolo Gioli, nonché una selezione dei più importanti lavori realizzati dal fotografo e filmmaker italiano dal 1969 a oggi, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Grande sperimentatore, Gioli affianca alla sua produzione fotografica e cinematografica la sperimentazione di tecniche come la serigrafia e la litografia. Negli anni ‘70 sperimenta i suoi noti processi di trasferimento dell’emulsione Polaroid su supporti come carta da disegno, tela, seta, legno. Dagli anni ottanta a oggi Gioli espone i suoi lavori e proietta i suoi film in tutto il mondo. Nel 2003 Paris Experimental dedica un cahier al suo cinema e ai suoi scritti. Il ricco omaggio comprenderà la pubblicazione di un volume, a cura della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, su tutta l’attività cinematografica di Paolo Gioli. Paolo Gioli nasce a Sarzano di Rovigo nel 1942. Dal 1960 al 1963 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Alla fine del 1967 parte per New York, dove vive per circa un anno e stringe amicizia con Paolo Vampa, che diverrà il sostenitore e il produttore di tutto il suo lavoro. Soggiorna a Union Square, accanto alla Factory di Andy Warhol; visita ripetutamente i musei e le gallerie d’arte newyorchesi e fa diretta conoscenza dell’Espressionismo Astratto, della Pop Art, del New American Cinema. Questo periodo segna la nascita di un forte interesse per il cinema e per la fotografia. Nell’autunno del 1968 è di nuovo in Italia. Nel 1969 realizza il suo primo film, mentre in fotografia comincia ad utilizzare la tecnica del foro stenopeico, per la quale – nonché per le sue Polaroid – diverrà negli anni sempre più noto nell’ambiente fotografico internazionale. Nel 1969 si trasferisce a Roma, dove vive fino al 1975 frequentando gli ambienti della Pop Art romana. Attraverso il filmmaker Alfredo Leonardi entra in rapporto con la Cooperativa Cinema Indipendente. I suoi primi lavori, che l’autore sviluppa e stampa in proprio ispirandosi ai processi del cinema delle origini, sono presentati in questo periodo al Filmstudio di Roma. Gioli affianca inoltre alla sua produzione fotografica e cinematografica la sperimentazione di tecniche come la serigrafia e la litografia. A partire dal 1973 comincia a lavorare con la tecnica del fotofinish, e dal 1977 sperimenta i suoi noti processi di trasferimento dell’emulsione Polaroid su supporti come carta da disegno, tela, seta, legno. Dagli anni ottanta in poi si susseguiranno un gran numero di mostre ed eventi in cui Gioli espone i suoi lavori e proietta i suoi film. La produzione di questo periodo è fortemente ispirata alle figure dei pionieri del cinema e della fotografia (tra il 1981 e il 1984 Gioli realizza, in Polaroid, quattro veri e propri omaggi: A Hyppolite Bayard gran positivo; Niépce di Land; Cameron Obscura; Eakins/Marey. L’uomo scomposto). Negli anni novanta si alternano alcune grandi mostre antologiche e numerose nuove ricerche fotografiche, cui Gioli continua ad affiancare una costante ricerca sulle componenti essenziali del dispositivo cinematografico: sui processi della visione, della riproduzione meccanica, della proiezione. Nel 2003 Paris Experimental dedica un cahier al suo cinema e ai suoi scritti sul cinema, Paolo Gioli. Selon mon oeil de verre.

Concorso Pesaro Nuovo Cinema-Premio Lino Miccichè. Continua, dopo il successo degli scorsi anni, la sezione a concorso (premio di seimila Euro) con sette film provenienti dai punti caldi della produzione cinematografica mondiale sempre all’insegna del Nuovo Cinema.
Cinema in Piazza.Sette proiezioni serali in anteprima a “cielo aperto” nella piazza principale di Pesaro, all’insegna del connubio tra la qualità, secondo la tradizione pesarese, e la capacità di rivolgersi ad un vasto pubblico che sarà chiamato a premiare il miglior film della Piazza.
Bande à part. Ogni film un universo a sé, à part. Per scoprire e riscoprire autori che instancabilmente sperimentano, reinventano, giocano e combattono attraverso il cinema. Un omaggio al piacere e allo stupore della scoperta e alla voglia di perdersi in immagini costruite o rubate.
Nuove proposte video – Dopofestival – Premio “Attimo fuggente”. Cinque serate, around midnight, all’interno di Palazzo Gradari, con artisti che filmano il reale, altri che realizzano video grazie a forme non canoniche di produzione; network che si occupano di distribuzioni alternative e la mattina al Teatro Sperimentale produzioni di autori delle Marche con i lavori degli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Urbino, del LEMS (Laboratorio Musica Elettronica del Conservatorio G. Rossini di Pesaro) e il concorso “L’attimo fuggente” riservato agli studenti di tutte le scuole (dalle elementari all’università) della Regione Marche, chiamati a realizzare un cortometraggio della durata massima di 3 minuti.
Premio Amnesty 2009. Istituito nel 2007, il Premio Amnesty Italia – Cinema e Diritti Umani segnalerà anche quest’anno il film che meglio avrà saputo coniugare i molteplici temi relativi ai diritti umani. A sceglierlo (tra i titoli presentati nel Concorso, Bande à Part, Il cinema israeliano contemporaneo) sarà una giuria apposita composta da Riccardo Noury, Blas Roca Rey e Amanda Sandrelli.
Pesaro a Roma. All’interno della manifestazione “I grandi festival” nell’arena di Piazza Vittorio a Roma, per il sesto anno consecutivo in collaborazione con ANEC AGIS Lazio, si terrà “Pesaro a Roma” (1-4 luglio 2009) dove verrà presentata una selezione esaustiva delle varie sezioni del Festival insieme ad alcuni eventi speciali con i registi e gli attori dei film.


di Redazione
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