Lettera aperta sul ruolo della critica

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera aperta, firmata da Alessandro Amato e Arianna Vietina, in cui i due estensori pongono interrogativi sul ruolo sempre più marginale della critica, anche in prospettiva delle tanto agognate "riaperture".

Buongiorno,
siamo Alessandro e Arianna, due giovani critici, e oggi vorremmo parlare con voi della nostra categoria. Abbiamo sentito il bisogno di scrivere questa lettera perché ci siamo a lungo interrogati su cosa voglia dire essere un critico in questo momento storico, su quale ruolo vorremmo avere e quale ruolo la società ci chiede di ricoprire. Ci siamo anche chiesti spesso come e quando avremmo potuto mettere in pratica la professione lungamente coltivata con gli studi e inseguita coi più vari mezzi. Ma oggi la nostra domanda più grande è: cosa dovremmo fare per contribuire alla rinascita del settore cinema nel nostro paese?

In quest’anno di emergenza si sono svolte numerose tavole rotonde per capire da una parte la dimensione dell’impatto della pandemia e dall’altra le modalità di reazione a questa situazione. Soprattutto negli ultimi mesi, di fronte al grande tema della ripartenza nel 2021, questi confronti si sono moltiplicati e hanno visto coinvolti registi, produttori, distributori, esercenti, direttori di festival, rappresentanti delle associazioni di categoria, giornalisti… ma ci sembra che non siano stati mai coinvolti i critici cinematografici interpellati in quanto tali. E sembra perpetuarsi la convinzione che essi siano alieni seduti in poltrona a guardare la Storia, incapaci di contribuire con azioni concrete. Dal momento che a nostro parere il critico è un operatore culturale, il cui ruolo è quello di mediare tra l’arte e il suo pubblico, noi vorremmo partecipare attivamente come critici alla ripartenza delle sale.

In Italia la cultura è già di per sé sottostimata e marginalizzata (va detto: in maniera sempre più preoccupante) e non vorremmo che la critica subisse un destino ben peggiore e perdesse completamente il suo ruolo, già gravemente messo in discussione negli anni recenti. Se già prima della pandemia il nostro settore era scosso da pesanti interrogativi, ora più che mai dobbiamo intervenire per dimostrare l’urgenza del nostro apporto poiché siamo di fronte a una grave crisi del mondo culturale e dei valori portati dall’arte, e ci avviamo verso un’epoca di abbruttimento intellettuale e di speranze sempre più ridotte e impoverite.

Secondo noi i critici cinematografici dovrebbero essere inclusi nel dibattito per la loro capacità di analisi e per la loro sensibilità nei confronti dei grandi mutamenti che stanno intervenendo nelle nostre vite. Crediamo inoltre che sia importante che la critica sia coinvolta dal sistema cinema per comunicare al meglio delle sue possibilità e strumenti con il pubblico, per prepararlo a un riuscito ritorno in sala. Conosciamo grandi esempi di letteratura che hanno saputo raccontare con poesia e senso di responsabilità l’esperienza sociale del cinema. Perciò ritroviamo la forza delle parole al servizio del film e torniamo a renderci utili.

Ora più che mai noi critici dobbiamo trovare la forza di reagire e metterci in gioco completamente, portando avanti le nostre istanze sotto un’unica bandiera. Che sia arrivato il momento di ripensare il nostro impegno? Forse in questa desertificazione troveremo il coraggio di ricalibrare le nostra bussola, e di diventare noi stessi delle umili guide? Firmiamo anche noi una lettera di intenti, esponiamoci come un gruppo di professionisti pronti a lottare per la preservazione della nostra stupenda arte e dei suoi luoghi di espressione. Per un confronto in merito a queste e altre questioni, ci mettiamo a completa disposizione.

Alessandro Amato & Arianna Vietina


di Redazione
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