Notizie degli scavi

Il film diretto da Emidio Greco, con interpreti Giuseppe Battiston e Ambra Angiolini, è tratto da un racconto pubblicato nel 1964 da Franco Lucentini.

Notizie degli scavi

Il Professore, lo straordinario protagonista di Notizie degli scavi di Emidio Greco (dal racconto omonimo di Franco Lucentini), è un uomo goffo e costantemente assorto nei suoi pensieri, si mantiene al mondo lavando i piatti e svolgendo piccoli servizi in una casa d’appuntamenti. Non prova in questo alcuna mortificazione, per lui è un lavoro come un altro: non è importante capire le cose che lo circondano o, peggio, giudicare il degrado in cui è costretto a vivere, basta catalogare, mettere in fila i compiti da svolgere, incantarsi davanti alle forme degli oggetti, irritarsi e polemizzare per i cambiamenti che lo spiazzano. Spesso perde il filo dei suoi ragionamenti, si esprime con frasi fatte e luoghi comuni, è insistente e prolisso. “Professore, ma come sei noioso”, gli dice ad un certo punto la Marchesa, una giovane prostituta che ha lavorato nella casa d’appuntamenti e che ora è ricoverata in ospedale a causa di un tentato suicidio per amore.  Per il Professore non è un insulto ma quasi una dichiarazione d’amore, è la prova che quella donna è stata ad ascoltare i suoi discorsi e lo ha fatto oggetto della sua attenzione. Non gli era mai capitato. E anche la Marchesa comincia a vivere una cosa per lei inattesa: si trova bene con quella noia, con quei discorsi labirintici continuamente interrotti, con l’ossessione del Professore per i dettagli più inutili. Stranamente riesce a interagire con lui e a divertirsi, al punto che gli intima di venire a trovarla ogni giorno a farle compagnia (“Ma che compagnia posso fare io?”, dice sconcertato il Professore, ed è il primo soprassalto nella sua vita) e, alla fine, quando esce dall’ospedale, addirittura sceglie di seguirlo.

Una storia d’amore intessuta di piccoli gesti, parole non dette, che nasce e prende consistenza con il secondo soprassalto vissuto dal Professore quando, per caso, attendendo il ritorno di due prostitute che ha accompagnato sul “lavoro”, va a visitare le maestose rovine di Villa Adriana. Qui il Professore incontra una bellezza, una forma, un mistero, che non si aspettava potessero esistere: capisce che non basta guardare le cose e catalogarle per capirle, che anzi ci sono misteri che a distanza di secoli rimangono irrisolti, risposte mai arrivate. Quando ne parla con la Marchesa non riesce a essere preciso come vorrebbe.

Alle sue parole, inutilmente didascaliche (si limita a ripetere a memoria le frasi lette su una guida), corrisponde la curiosità della Marchesa che vorrebbe sapere di più e in maniera più esatta. Tra i due è un modo di comunicare astratto e indiretto – il vero pezzo forte del film – perché le parole dette, divaganti o trattenute, mascherano un desiderio irresistibile di incontro ma anche una profondità che sgomenta. Il Professore è scandalizzato dal fatto che siano così scarse le notizie su varie strutture di Villa Adriana. “Quello che era, neanche loro lo sanno, e mica lo devono sapere per forza”. E all’obiezione: “Ma allora che scavano a fare?”, non riesce a darsi pace. Se c’è una cosa che si capisce nel grande mistero umano rappresentato dal Professore è che lui continuerà invece a scavare, ed è per quella volontà e determinazione che trova alla fine un barlume di dignità, e naturalmente anche il dolore.

Alla fine del film la Marchesa e il Professore si ritrovano da soli a camminare per Roma di notte, apparentemente senza meta (“Dove voglio andare? – chiede la Marchesa – Dove ti pare”. Ed è un’altra grande novità per il Professore). E davanti alla vetrine di un negozio di mobili si scambiano un sorriso, tenerissimo e senza parole, che è tra le più belle dichiarazioni d’amore viste al cinema. Come Charlot e la Fioraia guarita dalla cecità in Luci della città, anche il Professore e la Marchesa hanno recuperato una presa di coscienza e forse una possibilità di riscatto. La differenza è che lì il tono era della fiaba ottimistica, qui c’è invece più pessimismo, e qualche cupo presagio. Ma questo è il peso dei nostri tempi.

Fedele ma significativamente creativo rispetto al racconto di Lucentini, Emidio Greco regala al film, come suo solito, una regia asciutta e una drammaturgia attenta a scarnificare le azioni e lo sviluppo dei protagonisti. Acquistano in questo modo ancora più peso l’impasse, i silenzi, le futili astuzie del Professore (il bravissimo Giuseppe Battiston), così come le reazioni e gli scatti d’orgoglio della Marchesa (la stupenda Ambra Angiolini).


di Piero Spila
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