Michel Petrucciani – Body & Soul

Un talento gigantesco e una personalità debordante racchiusi in un corpo piccolo e fragile. Michel Petrucciani ha sfidato la malattia ed è andato oltre i limiti che questa avrebbe osato imporgli, confermando che l’innata grandezza del suo estro non poteva avere ostacoli. Cresciuto in una famiglia di musicisti semi professionisti, Petrucciani ha respirato, fin da piccolo, aria di jazz, trascorrendo la sua infanzia tra le note di Wes Montgomery, Miles Davis, Django Reinhardt, Art Tatum.
Affetto da una devastante malattia genetica  che gli procurò grandi sofferenze, rendendo le sue ossa fragili come il cristallo, Michel ha affrontato – letteralmente – il pianoforte la cui pressione delle dita sulla testiera poteva, in ogni momento, spezzarlo. Ma, con questo strumento, ebbe il suo primo colpo di fulmine e, a quattro anni, dopo aver visto Duke Ellington in tv, ne volle uno. I genitori gliene comprarono una versione giocattolo e lui, con un martello, lo fece a pezzi perché era l’unico modo per fare capire che il suo non era un capriccio ma la pura espressione di una passione alla quale avrebbe dedicato la vita.

Michael Radford, attraverso una raccolta di interviste e materiali d’archivio, ricostruirsce la straordinaria esistenza di un genio della musica, facendo emergere, tra brani e concerti, la personalità unica di un artista che ha voluto suonare e vivere fino in fondo. Cosciente di dover competere con il tempo, non volle rinunciare a nulla e, dopo il suo primo concerto da professionista, a soli 13 anni, Petrucciani tracciò la sua personale parabola in costante ascesa. Dalla natia Francia approdò nella terra dei suoi sogni, gli Stati Uniti, per suonare e incidere con leggende del jazz come Roy Haynes, Jim Hall, John Abercrombie, Wayne Shorter, Joe Henderson, Joe Lovano e Dizzy Gillespie.

Sedusse le donne e le lasciò, conobbe l’amore, la passione, l’appagamento di un figlio e visse i suoi 36 anni, raddoppiandoli in eccessi e successi. Quasi 220 concerti l’anno per un ritmo pressochè folle di lavoro che sfidò, oltre il limite, il dolore fisico. Il film di Radford va oltre il documentario per farsi, nell’alternanza di note e di parole, di testimonianze e di dichiarazioni delle stesso Michel, un puro affresco di “corpo e di anima”, dal quale emerge non solo l’artista ma, soprattutto, l’uomo. Un concentrato di talento e carisma la cui impavida volontà ha reso Petrucciani solo e unico. Sepolto nel celebre cimitero parigino di Père Lachaise, riposa accanto a Chopin che, come lui, fu un giovane prodigio prematuramente scomparso. Dotati entrambi di ironia e arguzia seppero trovare nella risata l’antidoto alla sofferenza perché, come Frédéric ebbe a dire: “Chi non ride mai, non è una persona seria”. E Michel sarebbe stato d’accordo con lui.


di Eleonora Saracino
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