Magic in the Moonlight

E’ meglio vivere seguendo logica e ragione o lasciarsi andare all’immaginazione e alla fantasia? E’ più felice una vita priva di illusioni, coerente e sicura o una vita esposta ad incertezze e disinganni ma vissuta fino in fondo? Sono questi gli interrogativi, classici ma mai scontati, che Woody Allen pone, ancora una volta, allo spettatore.

In Magic in the moonlight, suo ultimo lavoro, Stanley Crawford  (Colin Firth), un prestigiatore inglese che entra in scena nei panni del misterioso mago cinese Wei Ling Soo, si propone di smascherare medium e ciarlatani che rischiano di rovinare la reputazione della categoria. Impegnatissimo nella sua missione di paladino della razionalità, Crawford si reca, sotto falso nome, in Costa Azzurra presso la famiglia Linklater. Qui, la signora Grace ha invitato Sophie Baker (Emma Stone), una giovane medium che dovrebbe metterla in contatto con il marito defunto. Stanley e Sophie sono, per carattere e formazione, l’uno il contrario dell’altra: lui è burbero, freddo, cinico, lei è solare, accogliente e generosa. Lo scontro tra i due è inevitabile e si configura, non come un semplice conflitto tra personalità opposte, ma come una vera e propria lotta tra due concezioni dell’esistenza. Allen affida a Colin Firth il compito, impegnativo, di dar corpo e voce alle riflessioni e alle inquietudini metafisiche che, da sempre, abitano il suo cinema. (“ L’universo vuoto, l’annichilimento eterno, la vecchiaia, le malattie terminali e l’assenza di Dio: tutto questo mi atterrisce”).

In questo caso, però, c’è una novità imprevista e decisiva: di fronte alla possibile morte dell’amata zia, il protagonista si ritrova, suo malgrado, a pregare e a sperare in un intervento superiore. E’ solo un attimo e subito Stanley torna in sé e rinnega il suo atteggiamento di cieco abbandono ma è sufficiente per incrinare, anche se per poco, un sistema di pensiero fondato esclusivamente sulla fredda ragione. Vedere la vita dentro i limiti del naturale e del possibile – sembra voler dire oggi il regista – è ragionevole ma significa non comprendere nulla e negarsi la possibilità di essere felici. Non ingannino, dunque, i paesaggi costieri del sud della Francia degli anni Venti o la colonna sonora della musica d’epoca: Magic in the moonlight non è una leggera commedia romantica bensì costituisce l’ennesimo, riuscito, tentativo di Allen di venire a patti con la vita e di esorcizzare il terrore della morte. L’amore, in questo, aiuta.

Trama

Il prestigiatore inglese Stanley Crawford viene spinto dall’amico Howard a conoscere e, se è il caso, smascherare la presunta medium Sophie Baker. Il problema è  che Stanley si innamora di lei…


di Mariella Cruciani
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