La corrispondenza

Ed Phoerum è uno stimato professore di astrofisica, Amy Ryan – ben più giovane di lui – è una sua ex-studentessa, stuntwoman di professione, nonché suo amore segreto. Ma la loro è una passione che si consuma tutta a distanza, fatta – ossessivamente – di chat, videomessaggi, lettere, regali speciali recapitati al momento giusto da corrieri sempre solerti e puntualissimi. E non potrebbe essere altrimenti, perché il tema su cui Tornatore impernia il suo ultimo film non è l’amore in sé, ma l’amore che si “smaterializza” per vincere l’assenza, la lontananza, la morte. Ci muoviamo in un territorio dove il romanticismo sembra a tratti sconfinare in una dimensione ultraterrena, salvo poi ritornare nei ranghi della razionalità in maniera man mano sempre più forzata, nel senso che la sospensione dell’incredulità spettatoriale non regge completamente, in ultimo, ai meccanismi della narrazione. Ma non è questo l’unico punto debole del film.

Il plot non è nuovo, e se in sottofondo si sente l’eco del popolarissimo Ghost di Jerry Zucker, ben più palesi sono le simmetrie con P.S. I Love You di Richard LaGravenese, film più commerciale che autoriale che stempera (sapientemente) gli eccessi zuccherosi nella comicità, mentre Tornatore, all’opposto, costruisce un melò classico e fortemente drammatico dal quale l’ironia è (purtroppo?) bandita.

La scelta di un grande attore come Jeremy Irons, accompagnato da una capace Olga Kurylenko – già protagonista di To the Wonder di Terrence Malick – non basta a rinforzare un film che nel complesso si rivela esile, poco fantasioso, profondamente minato da eccessi di un romanticismo che diviene stucchevole, costellato da metafore scontate, svilito da banalità e semplificazioni eccessive (anche rispetto alla psicologia dei personaggi). I paesaggi e le location – Edimburgo e la Scozia, e poi la meravigliosa isoletta di San Giulio sul lago d’Orta – sono poi descritti in un modo così manierato da risultare falsi, immobili, da cartolina.

Ci si chiede con una certa costernazione che fine abbia fatto il Tornatore accorto e raffinato de La migliore offerta, o anche quello più sentimentale – ma senza dubbio assolutamente padrone del mestiere – dei grandi racconti corali come Baarìa, La leggenda del pianista sull’oceano, Nuovo cinema Paradiso. Si potrebbe ipotizzare che la memoria collettiva e il ricordo, la storia e il cinema stesso siano temi più confacenti al suo fare registico, e forse questo non è errato; tuttavia anche vicende più intime e personali (pensiamo ancora e La migliore offerta e anche al precedente La sconosciuta) hanno più volte preso forma tra le mani dell’autore senza sbavature o cadute di stile.

La corrispondenza è evidentemente un passo falso – difficilmente comprensibile – in un percorso che per il resto, con lievi oscillazioni, ha mostrato sempre una sua solidità e una sua coerenza. Che il romanticismo costituisca di per sé una trappola se non si possiedono la giusta distanza, la necessaria levità di tocco, la dovuta asciuttezza; che l’autore abbia voluto assottigliare la sua regia rendendola minimalista per lasciare spazio al dialogo fitto tra i due protagonisti, perdendo però in inventiva per ottenere in cambio una conversazione a due fin troppo verbosa e piatta; che sia stata sopravvalutata la capacità di coinvolgimento di una narrazione in cui il colpo di scena viene di fatto svelato prestissimo, e alla quale quindi non resta che ripetersi; le dinamiche che fanno di questo film uno dei meno riusciti di un regista capace, che raramente ha deluso, sono certamente molteplici e non facili da mettere a fuoco.

Non resta che sperare che Tornatore torni presto a riconfermare al suo pubblico che può raggiungere ben altre vette espressive attraverso il cinema cui da sempre ci ha abituato: denso, concreto, avvincente.

Trama

Ed Phoerum è un maturo professore di astrofisica e ha una relazione extraconiugale con la giovane Amy Ryan, studentessa fuori corso. Quando un evento drammatico li separa, lui tenta di superare, materialmente, i confini del tempo e dello spazio per continuare a stare accanto alla ragazza.


di Arianna Pagliara
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