La distribuzione ha bisogno di una Carta del Cinema?

Nella bagarre che ha fatto seguito alla vittoria del Leone d'Oro per ROMA di Alfonso Cuarón prende la parola anche UniCi, consorzio di esercenti che propone la scrittura di una Carta del Cinema per risolvere la questione. Abbiamo sentito il presidente del consorzio, Andrea Malucelli.

La distribuzione ha bisogno di una Carta del Cinema?

Il mercato cinematografico italiano vede contrapposte sala cinematografica e nuove piattaforme: il Leone d’Oro a ROMA di Alfonso Cuarón, comprato da Netflix prima della sua partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia, e il debutto di Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, propongono un modello di contemporaneità “sala e streaming” che contravviene alla cosiddetta window del cinema – attualmente fissata a 105 giorni – fra uscita sala e programmazione su altri canali.

Proprio dalle regole intendono dunque partire gli esercenti del consorzio UniCi, l’unione delle migliori sale indipendenti italiane, terzo circuito di esercenti del Paese e primo operatore come quota di mercato per i film nazionali. “L’assenza di regole, nel nostro Paese più che altrove, ha già aperto ad abusi che riteniamo inaccettabili e che non devono potersi ripetere”, afferma Andrea Malucelli, presidente di UniCi. “Il nostro obiettivo è creare una Carta del cinema che contenga le norme di comportamento che tutti gli operatori del mercato dovranno rispettare per muoversi correttamente all’interno del settore”.

La Carta del cinema, secondo Malucelli, “dovrà essere scritta insieme dalle associazioni e dai vari componenti del mercato e avere nel Mibac un’espressione finale di garanzia super partes, a salvaguardia di un mercato maturo e compatto che possa guardare al futuro in termini di sviluppo e di crescita, con obiettivi reali ma plastici. Riteniamo che il Mibac debba essere garante nella stesura di un accordo sulle tematiche prettamente politiche: chiediamo insomma nuove regole per il nuovo mercato”.

Una crociata contro Netflix? “Non siamo contro nessun operatore: nella nostra idea di mercato c’è posto per tutti”, afferma Malucelli. “Crediamo però che solo tenendo saldi alcuni basilari principi di garanzia si possano rispettare realmente tutti i soggetti in campo”. Siete gli unici a prendere di petto la questione? “Le associazioni di categoria si stanno muovendo su questa linea, e noi vogliamo semplicemente essere loro di supporto. Al momento la Carta del cinema vuole essere uno spunto e un incipit per le associazioni che poi dovranno andare a definire – e noi li accompagneremo in questo – le specifiche regole che gli operatori si impegneranno a seguire. Oggi più che mai è necessario superare antiche e ormai anacronistiche divisioni al fine di pervenire a un’unica Associazione dell’esercizio italiano che permetterebbe di affrontare meglio le sfide del futuro agevolando il confronto costruttivo con tutti gli attori della filiera e delle istituzioni.”.

Il presupposto, però, resta uno solo: “Che non ci sia contemporaneità di uscita dei film su differenti canali distributivi, di qualsiasi genere, continuando a rispettare le finestre destinate alle sale. Chiediamo dunque un chiaro riconoscimento della centralità e della priorità della sala nella divulgazione di un’opera cinematografica o audiovisiva.”.

Il Circuito UniCi chiede anche che la distribuzione in sala avvenga lungo tutto l’arco temporale dell’anno, aumentando il più possibile le uscite day-and-date. Lo sguardo è ai mercati esteri, in cui il pubblico usufruisce del prodotto filmico per tutti e 12 i mesi. “I dati di tutti gli altri mercati dimostrano che, se adeguatamente stimolata, la richiesta di consumo di cinema in sala in estate esiste e potrebbe essere molto rilevante.


di Paola Casella
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